06-05-2015

SPLIT PAYMENT INCOMPATIBILE CON L’EUROPA?

Il 13 febbraio 2015, l’europarlamentare Mara Bizzotto, ha presentato una interrogazione al Parlamento Europeo (n. E-002461/2015) relativa all’ “Introduzione in Italia del meccanismo dello «split payment» per il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA)”.

La Bizzotto si chiede se “la Commissione conferma che il governo italiano ha previsto una clausola di salvaguardia in base alla quale, in caso di bocciatura del decreto da parte della Commissione, si prevede un aumento del prezzo dei carburanti che garantirà un importo di 988 milioni di euro?”.

Il provvedimento, pubblicato dal Ministero dell’Economia (“Legge di stabilità 2015”, art. 1, comma 629, Legge n. 190/14) senza attendere il parere della Commissione Europea, pone problemi che rischiano di saltare i meccanismi di inversione contabile, inseriti dal Governo per recuperare risorse dal pagamento dell’Iva. Il riferimento è al reverse charge per la grande distribuzione e allo split playment nei rapporti di fornitura tra privati e pubbliche amministrazioni, mentre invece in edilizia pare non essere soggetto a tale autorizzazione.

La Commissione Europea potrebbe ritenerli in contrasto con le normative comunitarie, specie quella sui ritardi nei pagamenti da parte della P.A. Più volte l’Italia è stato oggetto di ammonizioni in sede europea per la mancata estinzione dei debiti con le imprese private.
La previsione di simili meccanismi di inversione contabile potrebbe provocare loro gravi crisi di liquidità, portando numerose Pmi a chiudere i battenti. Per questo motivo l’Associazione nazionale costruttori, insieme a Confartigianato e alle cooperative del settore edilizio, ha presentato ricorso alla Commissione europea. Secondo le associazioni di categoria, ci sarebbe innanzitutto un problema di natura formale, in quanto lo split payment è entrato in vigore il primo gennaio senza il consenso delle istituzioni europee.
Ci sono, inoltre, questioni di natura sostanziale, come quelle già accennate in precedenza relative al mancato rispetto delle direttive continentali sui ritardi di pagamento o le norme che prevedono che l’Amministrazione debba liquidare il compenso dovuto ai fornitori entro 60 giorni, comprensivo delle tasse.
La Commissione potrebbe, dunque, bocciare i meccanismi di inversione contabile previsti dal Governo o costringere quest’ultimo ad apportare sostanziali modifiche. Un eventuale stop al reverse charge e allo split payment comporterebbe un mancato gettito per le casse dello Stato stimato attorno agli 1,7 miliardi di euro.
Mara Bozzotti conclude chiedendo “Cosa intende fare per fermarlo, visto che questo meccanismo rischia di mettere definitivamente in ginocchio il sistema imprenditoriale italiano?”.

Vista la confusione in materia e l’attesa di pronuncia europea, l’associazione mantiene una posizione di cautela che verrà sciolta sulla base delle prossime evidenze.

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